Per chi se lo chiede, per chi vuole sapere, per chi cerca confronto, conforto, per chi invece non so, spiegherò qui perché per anni non ho scritto più nulla.

Quindi… La ragione? Ingarbugliata.

E’ la sola parola che mi viene in mente per dare un senso al pasticcio di più elementi, miei, esterni, esistenziali, materiali che nell’insieme hanno creato una gran palla al piede e nel mio caso alle mani.

Ma per meglio descrivere cosa è accaduto senza entrare nel merito di alcune vicende personali mi limiterò a dare una spiegazione partendo dal cosa significhi “scrivere”. Non so se vale per tutti, ma è quanto personalmente sperimentato.

Chi scrive, chi esprime arte, chi inventa “cose”, forme di espressione, insomma chi si espone in qualche modo al mondo, percorre quotidianamente il baratro della propria anima, o esistenza come la si vuole chiamare.

Lo scrittore non è per niente pietoso con se stesso, è sempre pieno di dubbi sulle proprie capacità tanto da farsi del male da solo. Più che attraverso la scrittura, che spesso è sciolta e veloce, è durante la rilettura che nello scrittore si crea uno strano perfezionismo e il motivo è che lo scrittore è quasi sempre il personaggio che descrive, inutile girarci intorno c’è proprio lui dietro, ed è ben visibile. Ovviamente fintanto che si è inconsapevoli il problema non si pone, diverso è invece quando l’autore raggiunge un livello di maturità personale e finalmente vede quella linea sottile che lo separa dai personaggi e allora il vedersi lo porta sempre e continuamente dentro di sé e, quasi sempre, non gli piace cosa vede.

Nel mio caso vedevo solo e sempre una profonda malinconia, una tristezza congenita, un mal di vivere e un bisogno di amore estremo che desideravo, ma di cui avevo paura, e allo stesso tempo rinnegavo. La mia esistenza appunto.

Ecco, guardarsi non è mai facile. Addentrarsi dentro i propri deliri non ha nulla di piacevole, c’è da diventare pazzi per l’odio che si genera verso se stessi, soprattutto quando poi, oltre a rileggerti con gran fatica, facendo anche finta di niente, per non dare significati a ciò che hai scritto… poi il mondo spietato lì fuori te lo sbatte in faccia quel tuo essere schifidamente fragile e imperfetto. E allora getti la spugna, lasci perdere e cancelli tutto. Insomma io non avevo più voglia di vedermi. Perchè leggevo di una me letteralmente a pezzi, con la mia mente ingannevole che attraverso la scrittura cercava soluzioni e lieti fine improbabili.

Questo è stato il motivo per cui non ho scritto più nulla oltre le tre pagine nonostante idee e storie pullulassero in testa.

Poi… è accaduto qualcosa di irrilevante, ma che ha rimesso in moto un po’ tutto. E’ arrivato l’avviso di scadenza del dominio di questo sito, comprato nel 2013 e mai sviluppato, anzi iniziato e poi abbandonato. Incerta se spendere di nuovo dei soldi per qualcosa di trascurato dall’origine mentre digitavo il codice per l’autorizzazione bancaria anche un po’ incazzata per dover mantenere attivo uno status che ormai aveva fatto il suo tempo, feci una promessa a me stessa.

“Spendi i soldi ma fai il sito! Anche una sola pagina, ci metti dentro tutto quello che hai realizzato. Sara Tessa è esistita! Che sia un archivio. Un punto certo della tua vita!”.

Parlo così con me stessa, ma credo un po’ tutti, quando voglio darmi una mossa. E’ il mio guardiano interno. E così,  sotto la pressione di quel guardiano… avevo autorizzato il pagamento. Ovviamente appena il guardiano era andato a dormire avevo spento il computer e dimenticato la promessa.

Ma intanto quel diktat si era spinto dentro di me, e tra il fare e il non fare ho iniziato a realizzare il sito, e piano piano, struttura dopo struttura, codice dopo codice, e cazzeggio vario, mentre il sito prendeva forma e iniziavo a inserire i contenuti, mi è venuto in mente che avrei potuto finalmente fare outing rispetto a due romanzi pre-L’uragano di un batter d’ali a cui nessuno era mai stato interessato, ma che per me erano stati essenziali per arrivare proprio all’uragano ed è così che qualcosa è davvero cambiato…

Infatti rimettendo le mani al mio primo romanzo fantasy da far leggere su questo sito mi sono trovata a rileggerlo e sorridere della protagonista, di me, della storia che avevo partorito e ho provato un profonda tenerezza per quell’anima così schifidamente fragile e imperfetta. Inoltre, dover inserire nel sito alcuni stralci degli altri romanzi scritti come Sara Tessa, mi ha permesso di andare ancora più a fondo. Confesso di aver riletto l’uragano di un batter d’ali e di aver veramente scosso la testa fra me e me, ma senza giudizio negativo, bensì intenerita. Mi sono commossa con la fine di Se fossi qui con me questa sera e Un’ora un giorno un anno senza di te e l’ho vista fino in fondo quella piccola anima schifidamente fragile, e non mi ha fatto più tanta paura.

Mi appartiene e sono lieta che quella piccola anima sia riuscita negli scritti a venirsene fuori con certe frasi per cui ho davvero ritrovato il sorriso perduto da tempo.

Bon. Intanto ho scritto fino a qui ed è già un grande passo, come questo sito che racchiude quanto ho realizzato e di cui sono riconoscente a me stessa e quindi anche a quell’anima schifidamente fragile.

Se scriverò altro di sicuro uno spazio qui lo troverà, senza impegno. Mi piace pensare questo luogo nella rete come la mia stanza segreta nel web a cui è permesso accedervi come spettatori silenziosi, e se in qualche modo, come me, siete anime schifidamente fragili sappiate che siete tenere e tremendamente non sole, ma soprattutto benvenute.

 

 

 

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